• Home
  • Viaggi
  • Lanzarote – Viaggio di Nozze a Fuerteventura – P.3

Lanzarote – Viaggio di Nozze a Fuerteventura – P.3

Oggi è il giorno di Lanzarote l’isola più vicina a Fuerteventura simile a lei, ma con un vulcano attivo. Lanzarote per certi versi è un isola molto diversa da Fuerteventura.

Qui lo sviluppo turistico è stato più intenso e l’urbanizzazione dell’isola è molto più accentuata tranne per il Parco Nazionale Timanfaya dove ci sono regole molto restrittive per la conservazione del territorio, della fauna e potete crederci o non per le rocce vulcaniche. Di fatti il parco si estende per un territorio di 51,07 km² dove prevalentemente troviamo residui molto ben evidenti dell’eruzione avvenuta intorno al 1730.

Ma partiamo dal principio… Per andare sull’isola ci son diversi modi, tra i quali taxi boat, aereo o la cosa più pratica è prendere il traghetto. Vi sono due compagnie principali:

  • Fred Olsen Express – destinata al carico pesante e più veloce, ma con un costo un po più alto.
  • Naviera Armas – la definirei lo spirito spagnolo nei traghetti, semplice, piccola e un po trasandata, ma prezzi buoni e come tempi siamo li e li con la rivale.

I biglietti si comprano on-line o direttamente al porto, vi consiglio l’on-line per la comodità e sopratutto per evitare di sbattervi alle 7.30 di mattina a cercare l’ufficio della compagnia per fare il biglietto. Prendendolo on-line si scarica il biglietto sul wallet dell’iPhone e siete apposto.

Per l’imbarco cercate di arrivare una mezz’oretta prima degli orari scritti così da essere tra i primi a entrare e i primi a uscire sfruttando anche i posti migliori.

“Consiglio spassionato – La macchina una volta ferma sul traghetto lasciatela con la marcia inserita e il freno a mano ben tirato”

La tratta da Corajello a Plaja Blanca dura circa una 40ina di minuti, giusto il tempo di andare a bere un caffè nel ponte superiore e ammirare il panorama.

Una volta sbarcati noi ci siamo diretti subito al parco fermandoci solo qualche chilometro prima per fare una turistata di quelle da vero turista ignorante, ovvero il giro sul vulcano a bordo dei cammelli. Devo precisare, il mio scetticismo verso questa attrazione era enorme, dato il mio istinto mi sussurrava dell’imminente fregatura, ma ormai son sposato e un uomo sposato deve accontentare la moglie, quindi con qualche perplessità ci sediamo sui seggiolini appoggiati sul dorso del cammello, ci mettiamo la cintura di sicurezza, una corda sgualcita intorno alla vita fissata con un nodo alla seggiola e restiamo ad’aspettare che il resto del gruppo faccia la stessa cosa.

Purtroppo non ho la ripresa di quando il cammello si è alzato so solo dirvi quanto panico ho avuto in quel momento di essere schiacciato dall’animale che dava l’impressione di non riuscire ad’alzarsi e reggere il nostro peso, ma per fortuna l’impresa è riuscita e ci ritroviamo con le gambe a pendolo su un cammello alla blasonata altezza di quasi 1.5 metri al che pensavo fosse finita con il panico, invece quando ha cominciato a camminare li per i primi minuti si dichiarava la vera sfida. Il seggiolino oscillava tantissimo e ogni tanto sembrava di cadere. La sensazione di panico si è man mano con i metri trasformata in divertimento e mi son divertito. il giretto non è enorme, si faranno all’incirca 300 massimo 400 metri su per il vulcano per poi scendere 20 minuti scarsi, ma devo dare ragione alla moglie per l’esperienza che merita anche se è veramente da turista sfigato.

Alla base di partenza dei cammelli potete trovare un piccolo museo, dove vi descrivono la vita sull’isola e il perché dei cammelli in queste zone. Niente spoiler tanto l’ingresso è gratuito e merita anche per il fresco che c’è dentro.

Tornati sulla strada principale l’ingresso vero e proprio al parco dista una decina di minuti. L’entrata è a pagamento direttamente in loco contanti alla mano e comprende ingresso al parco e visita guidata in autobus, poi vi spiego. Dopo l’entrata si percorre una strada scavata tra le colate di lava e si arriva in un paio di minuti al parcheggio dove si deve lasciare la macchina. Il parcheggio è stato creato sulle pendici di una montagnola ripidissima senza livellare il terreno, quindi è tutto ripidissimo e in cima c’è il ristorante, al lato del quale ci sono gli autobus per la visita guidata.

La visita dura circa una 40ina di minuti e vi porta tra le varie colate laviche e i principali crateri del vulcano apparentemente spento. Il paesaggio è alieno e allo stesso tempo spettacolare, son rimasto affascinato dalle mille forme che può creare la colata lavica e come forma il paesaggio rendendolo fuori dal comune. Il tour ha come sottofondo una magnifica audioguida in Spagnolo, Tedesco e Inglese con la sincronizzazione dei passaggi salienti del pullman con la musica addetta il che rende tutto più suggestivo. Il tour si conclude sempre da li dove è iniziato e merita farlo, d’altronde non vi sono altre possibilità di visitare il parco dato i divieti di calpestio delle rocce o qualsiasi altra superficie al di fuori dell’asfalto. Lo si può visitare a piedi conducendo un trekking abbastanza impegnativo solo esclusivamente con la guida del parco e per percorsi precisi.

Ora arriva quello che aspettavo da quando avevamo prenotato il viaggio, ovvero il pollo cotto sul vulcano. Ebbene si qui il ristorante non è solo famoso per essere l’unico nel parco o per la vista a 360 gradi che offre su di esso, ma ha anche la prerogativa di avere una grigia fatta sopra a una buca scavata in profondità per sfruttare il calore del vulcano per cuocere i cibi e il più famoso è proprio il pollo cotto sul vulcano

Recensione veloce del pollo cotto sul vulcano – è un pollo alla brace come molti, ma non sa ne di fumo ne di brace, rimane succoso e morbido, croccante all’esterno e ben speziato dal cuoco. Direi ottimo anche perché resta sempre un pollo cotto.

Dopo il pranzo caratteristico ci siamo spostati al nord dell’isola percorrendo strade secondarie, l’idea era di raggiungere la punta nord, ma le strade non sono il massimo, tra limiti assurdi, asfalto malandato e un’andatura lenta per goderci il passaggio abbiamo optato per fermarci al Giardino dei Cactus. Mi soffermo un attimo sul panorama perché uscendo dal parco nazionale lo scenario muta velocemente in una sterminata distesa di colline tra le quali sono nascoste piccole cittadine dalle case tutte bianche su uno sfondo desertico con colori che vanno dal nero intenso al rosso scuro. Siamo rimasti affascinati da questo contrasto e ancor di più dalle coltivazioni di vino.

Infatti qui la vigna non è la classica, strutturata in filari a perdita d’occhio, ma si riassume in piccole voragini di qualche metro circondate da sassi vulcanici, nella quale ci sono 2 o più viti appoggiate direttamente sul terreno. Questo dovuto al forte vento quasi onnipresente sull’isola.

Le arie guide lette indicano una qualità alta e particolare di vino dovuto al terreno vulcanico e al clima molto mite, ma non posso confermare tale affermazione data la mia completa ignoranza in materia e per il semplice motivo di non essere amante del vino.

Il Giardino dei Cactus si trova nella parte nord dell’isola nella cittadina di Guatiza, fate attenzione se impostate il gps sul giardino perché vi porta li vicino, ma completamente fuori strada, forse un piccolo bug delle mappe di Apple appena aggiornate, ma non preoccupatevi basta arrivare alla cittadina e proseguire per la strada principale, in pratica ve lo troverete d’avanti poco fuori dal paese.

Questo giardino ha la sua particolarità nel essere costruito interamente da sassi vulcanici e ospita innumerevoli specie di cactus tutto ricavato in una piccola dolina sormontata da un mulino a vento. Si esatto anche qui ci sono i mulini a vento e sono tipici dell’isola una scoperta che non ci aspettavamo. Il costo del biglietto è economico e all’interno trovate anche un ristorante/bar più i servizi essenziali. Il giardino come detto è sviluppato in una dolina su più livelli, molto ben curato e realizzato. Le specie di cactus in esse contenute sono delle più svariate e affascinanti e ognuna ha la sua etichetta con il nome e le qualità.

Prendetevi abbastanza tempo per visitarlo, sembra piccolo, ma ogni metro fatto all’interno scopre un nuovo scorcio o una nuova pianta e il tempo vola. Noi ridendo e scherzando ci siamo persi per 2 ore a girare tra le varie piante a fare foto e leggere le varie etichette.

Questo girovagare ha fatto saltare il piano di arrivare fino all’estremo nord per ammirare la grotta marina e altre attrazioni dell’isola, avevamo il traghetto prenotato e vedendo come sono le strade abbiamo. preferito ritornare al Plaja Blanca per aspettare il nostro imbarco, questa volta prendendo l’autostrada, molto più veloce, ma comunque per arrivare a destinazione ci è voluto un ora e mezza abbondante.

Lanzarote isola affascinante e con molte attrattive più adatta a un turismo nostrano con spiagge meno selvagge e con più vita notturna, di certo non adatta a due associali amanti della natura selvaggia come noi. Ci ritorneremo sicuramente per vedere quello che ci manca e testare le spiagge

Lascia un commento